Il decreto interministeriale del 19 settembre 2025 ha fissato le linee guida nazionali per la formazione degli assistenti familiari. Il provvedimento istituisce standard interdisciplinari e percorsi qualificanti, con l’obiettivo di assicurare assistenza domiciliare professionale e di contrastare il lavoro irregolare. È prevista, inoltre, la creazione di una piattaforma regolatoria nazionale per i servizi di cura integrati, con criteri armonizzati per la certificazione delle competenze degli operatori.

Il Ministero del Lavoro, insieme al Ministro dell’Istruzione e merito e al Ministro dell’Università, ha emanato il D.I. 19 settembre 2025, che adotta le Linee guida nazionali per la definizione degli standard formativi degli assistenti familiari (AF). È importante chiarire che con “assistenti familiari” non si intende i caregiver familiari, ossia le persone che, per legami affettivi, assistono un parente non autosufficiente (questi rientrano nelle disposizioni della legge delega per la non autosufficienza; cfr. D.Lgs. n. 29/2024).
L’attenzione normativa alla formazione degli assistenti familiari è significativa perché stabilire percorsi formativi professionali significa garantire qualità dell’assistenza e riconoscimento del ruolo.

Scelte della legge n. 33/2023 per i beneficiari della prestazione universale
La legge 33/2023 stabilisce che i cittadini non autosufficienti che ricevono la prestazione universale possono optare tra due alternative:
a) ricevere un contributo economico senza vincoli specifici;
b) usufruire di servizi alla persona (organizzati o individuali) con un importo maggiorato, per incentivare l’utilizzo dei servizi piuttosto che la sola corresponsione monetaria.

Percorsi formativi per assistenti familiari
I corsi per diventare assistenti familiari dovranno essere costruiti ex novo, articolandosi su moduli basati sull’ADA.20.02.01 dell’Atlante del Lavoro e delle Qualificazioni, e su standard interdisciplinari di competenza.
Sarà necessario coinvolgere docenti qualificati, in grado di insegnare:

  • competenze tecnico-professionali (cura, igiene, supporto alla mobilità, assistenza sanitaria di base);
  • nozioni di primo soccorso, salute e sicurezza ambientale e domestica;
  • competenze personali e sociali (empatia, comunicazione, cooperazione), anche secondo il quadro LifeComp;
  • abilità imprenditive (iniziativa, sostenibilità, lavoro di gruppo) secondo EntreComp;
  • competenze digitali al livello minimo 3 secondo DigComp per la comunicazione con famiglie e servizi;
  • padronanza della lingua italiana almeno al livello B1 del QCER.

In sintesi, il decreto mira a definire un profilo multidisciplinare qualificato per gli assistenti familiari.

Contesto demografico e lacune del sistema
In Italia circa il 12 % della popolazione ha più di 75 anni. Molti di loro vivono in condizioni di fragilità, con stime attuali che indicano circa 3,8 milioni di persone non autosufficienti. L’assistenza domiciliare diventa quindi centrale: oltre il 90 % delle cure avviene in casa.
Il sistema dei servizi presenta un ritardo strutturale: l’assistente familiare è spesso confuso con figure diverse (colf, badanti, baby‐sitter) e manca un riconoscimento uniforme del ruolo. I caregiver familiari, stimati in oltre 4 milioni, svolgono un ruolo fondamentale nel welfare informale.

Ruolo e funzioni della nuova figura professionale
La nuova figura dell’assistente familiare contrattualizzato dovrà possedere competenze interdisciplinari elevate. Nel decreto è prevista la possibilità che alcune funzioni possano sostituire l’amministratore di sostegno, oltre a gestire risorse economiche e coordinare servizi sociali e sanitari. Il testo prevede anche il riconoscimento delle competenze pregresse, sotto forma di riconoscimento di apprendimenti acquisiti in contesti formali, non formali o informali.
L’intento è chiaro: generare occupazione, professionalizzare un settore dominato da lavoro femminile e migrato e contrastare il fenomeno del lavoro povero. Le famiglie che riceveranno l’assegno dovranno rapportarsi a regole fiscali nuove e a meccanismi di regolarizzazione del lavoro domestico.

Piattaforma regolatoria nazionale
Una questione prioritaria è l’istituzione urgente di una piattaforma unica regolatoria, per razionalizzare oggi il mercato dell’intermediazione domestica, che conta circa 25 piattaforme attive (8 dedicate alle badanti, 6 alle colf, 11 miste).
Importante sarà definire modalità condivise per riconoscimento delle esperienze pregresse, criteri di iscrizione a elenchi pubblici di operatori qualificati, e regole omogenee per individuare gli operatori.
Il modello proposto dalle parti sociali (formazione comune, specialistica e su salute e sicurezza) può essere replicato a livello regionale con attenzione alla sostenibilità economica, alla lotta al lavoro nero, alla prevenzione dei rischi e all’accesso digitale. Ciò è particolarmente rilevante in relazione all’attuazione della direttiva (UE) 2024/2831 sul miglioramento delle condizioni di lavoro mediante piattaforme digitali.
Sebbene la legge di delega per il recepimento sia stata approvata nel giugno 2025, il decreto legislativo di attuazione non è ancora stato emanato, lasciando un vuoto normativo da colmare.