Con la sentenza n. 21103 del 24 luglio 2025, la Corte di Cassazione – Sezione Lavoro – ha confermato la legittimità del licenziamento di un lavoratore che aveva rivolto un’espressione offensiva al proprio superiore gerarchico. Secondo i giudici di legittimità, la gravità intrinseca dell’epiteto utilizzato integra un comportamento di insubordinazione qualificata, caratterizzata non solo dall’ingiuria ma anche dal rifiuto di adempiere alle disposizioni ricevute. Tale condotta, incidendo direttamente sulla funzionalità dell’organizzazione aziendale e sul rispetto della gerarchia interna, costituisce giusta causa di licenziamento, senza necessità di ulteriori valutazioni sulla proporzionalità della sanzione.

Cassazione-Civile-Ordinanza-n.-21103-del-24.7.2025