Cambiano i contratti a termine, con le causali per portarli da 12 a 24 mesi che diventano più «accessibili». Il governo Meloni cambia, quindi, i fondamentali del Decreto Dignità che nel 2018 aveva introdotto causali più rigide per i contratti a termine. Le novità sono previste dalla bozza del decreto Lavoro (che rivoluzionerà anche il Reddito di cittadinanza) che verrà approvato dal governo in uno dei prossimi Consigli dei ministri.

 

Le nuove causali

Nel dettaglio, il decreto Lavoro prevederà nuove causali per allungare i contratti a termine da 12 a 24 mesi.Il decreto Dignità del 2018 prevedeva che dopo un anno di contratto a termine scattasse l’assunzione; se invece l’imprenditore intende prolungarlo, il tempo massimo concesso è di 12 mesi, ma deve indicare una causale e pagare uno 0,5% di contribuzione in più. Le tre nuove causali diventeranno adesso, per così dire, più accessibili da parte delle aziende rispetto a quanto previsto dal Decreto Dignità: si tratta di «specifiche esigenze previste dai contratti collettivi»; «specifiche esigenze di natura tecnica, organizzativa e produttiva»; «esigenze di sostituzione di altri lavoratori».

Il peso dei contratti a termine

La novità non è da poco. In Italia — come evidenziato in questa inchiesta di Dataroom — negli ultimi anni il contratto di lavoro più diffuso è stato proprio quello a tempo determinato. Nel 2021 ne sono stati attivati 7,7 milioni (il 69% del totale) che sono diventati 8,5 milioni nel 2022. Nel terzo trimestre dell’anno scorso oltre il 31% dei contratti a termine sottoscritti aveva una durata massima di un mese e il 46,5% non superava i 90 giorni. Il governo Meloni ha fin da subito evidenziato tra i suoi obiettivi quello di modificare il Decreto Dignità: adesso manca poco al raggiungimento di questo obiettivo.