Alla fine,  ha prevalso la logica del compromesso, quello tra i due partiti di maggioranza,  che hanno raggiunto un accordo di massima per prorogare fino a dicembre sia la cassa integrazione sia il blocco dei licenziamenti, misure attivate per far fronte all’emergenza economica generata dalla pandemia di Covid-19.

Nella maggioranza, le due posizioni consideravano da una parte l’ipotesi di prorogare fino a fine anno la cig solo per i settori più colpiti dal lockdown (ministero dell’Economia e Pd), dall’altra di concederla a tutte le imprese in maniera estensiva e generalizzata (ministero del Lavoro e M5S). Scenario, quest’ultimo, che vede favorevole anche la Lega.

Il compromesso trovato non ha placato divisioni e malumori e, per rendere la pillola meno amara ai contrari alla proroga, viene alleggerito con l’introduzione di una decontribuzione che scoraggi le aziende dal richiedere l’accesso alla cig. L’obiettivo è quello di disincentivarne l’impiego da parte imprese aziende rendendo più leggeri gli oneri fiscali sul costo del lavoro per chi sceglie di non utilizzare l’ammortizzatore sociale. Il prolungamento della cig fino a fine anno rimane, ma le aziende avrebbero un vantaggio maggiore dalla decontribuzione che dall’utilizzo della cassa.

Di proroga in proroga
I provvedimenti,  potrebbero abbinarsi anche alla proroga della sospensione dell’obbligo della causale necessaria per i rinnovi dei contratti a termine e prevista dal decreto e al divieto di licenziamento. Le sospensioni, sono attualmente prevista fino al 31 agosto prossimo, potrebbe slittare  al 31 dicembre 2020.

Il prolungamento della cassa integrazione con il contestuale alleggerimento degli oneri fiscali porterebbe sia risparmi sul fronte degli ammortizzatori sociali, sia la possibilità per i lavoratori di restare in produzione a stipendio pieno.