Il burnout – o sindrome da esaurimento professionale – è ormai riconosciuto come un rischio concreto e crescente nel mondo del lavoro. Con il comunicato del 6 novembre 2025, l’INAIL ha messo in luce l’importanza di affrontare questo fenomeno in modo sistematico, presentando una scheda informativa curata dal Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (DIMEILA).
In termini semplici, il burnout è la risposta cronica a un lavoro che impone carichi elevati, scarsa autonomia, relazioni difficili o leadership inadeguata: si manifesta con tre dimensioni principali — esaurimento emotivo o fisico, distacco mentale dal lavoro (cinismo) e ridotto senso di efficacia professionale. È un problema che non riguarda solo il singolo lavoratore ma ha effetti anche sull’organizzazione: assenteismo, turn-over elevato, calo della produttività, peggioramento del clima aziendale.
La norma di riferimento: il D.Lgs. 81/2008 impone al datore di lavoro di valutare anche i rischi psicosociali che possono derivare da stress lavoro-correlato. Il comunicato dell’INAIL ricorda che il burnout rientra esattamente in questa casistica.
L’approccio suggerito da INAIL si articola su tre livelli di prevenzione:
- Prevenzione primaria: intervenire sulle cause organizzative e strutturali (es. carichi di lavoro, modalità di turnazione, stile di leadership).
- Prevenzione secondaria: rafforzare le risorse individuali dei lavoratori (formazione, supporto psicologico, strategie di coping).
- Prevenzione terziaria: intervenire sui casi già manifestati per il recupero, la riabilitazione e il reinserimento.
Per il consulente del lavoro e per l’azienda, alcune azioni operative diventano indispensabili: aggiornare il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) includendo l’analisi del rischio burnout; predisporre strumenti di rilevazione (questionari validati come il MBI-Maslach Burnout Inventory o l’OLBI-Oldenburg Burnout Inventory) per identificare tempestivamente segnali di allarme; avviare percorsi di formazione per dirigenti e preposti sul tema dell’organizzazione del lavoro e dei rischi psicosociali; attivare canali di ascolto aziendale e supporto per i lavoratori; monitorare indicatori aziendali quali assenteismo, ricambio, segnalazioni di stress o malessere.
È fondamentale spiegare al cliente che prevenire il burnout non è solo un obbligo di legge ma un investimento in capitale umano, qualità del lavoro e performance aziendale. Pur essendo un fenomeno che nasce da fattori individuali, non può essere affrontato solo come problema personale: serve una visione integrata, che coinvolga l’organizzazione, le risorse umane e la direzione aziendale.
In conclusione, il comunicato dell’INAIL fornisce un chiaro richiamo alla responsabilità condivisa: il lavoratore, il datore di lavoro e il consulente devono operare insieme per costruire ambienti di lavoro più sani, sostenibili e resilienti. Essere proattivi nella gestione del burnout significa non rincorrere le conseguenze ma anticiparle.
Check-list operativa. È strutturata come strumento pratico per la gestione del rischio burnout in coerenza con il D.Lgs. 81/2008 e con le linee guida dell’INAIL – comunicato 6 novembre 2025.
Check-list operativa – Prevenzione del rischio Burnout
Obiettivo: integrare la valutazione del rischio burnout nel DVR e attuare misure organizzative e formative coerenti con le indicazioni INAIL 2025.
- Analisi preliminare e aggiornamento DVR
☐ Il rischio burnout è esplicitamente considerato nella sezione “Rischi psicosociali” del DVR
☐ È stato nominato un referente interno o RSPP con competenze in materia di benessere organizzativo
☐ Sono stati raccolti indicatori aziendali oggettivi: assenze, turn-over, infortuni, segnalazioni di stress
☐ È stata valutata la presenza di fattori di rischio: carichi di lavoro eccessivi, orari disfunzionali, leadership autoritaria, scarsa comunicazione
☐ È stato programmato un monitoraggio periodico (almeno annuale) del rischio burnout
- Strumenti di valutazione
☐ È stato selezionato uno strumento validato (es. Maslach Burnout Inventory – MBI o Oldenburg Burnout Inventory – OLBI)
☐ La somministrazione è stata pianificata in modo anonimo e volontario
☐ I risultati sono stati analizzati da personale competente (psicologo del lavoro, medico competente, RSPP)
☐ È stato redatto un report di valutazione e allegato al DVR
- Misure di prevenzione primaria
☐ Sono stati rivisti carichi di lavoro e orari, prevedendo pause e rotazioni
☐ È stato avviato un percorso di formazione per dirigenti e preposti sulla gestione dello stress lavoro-correlato
☐ Sono state definite procedure di comunicazione interna per segnalare situazioni di disagio
☐ È attivo un programma di welfare aziendale volto al benessere psico-fisico del personale
☐ È stata introdotta la valutazione del clima organizzativo (almeno ogni 2 anni)
- Misure di prevenzione secondaria
☐ È disponibile un servizio di supporto psicologico o counselling aziendale
☐ Sono stati realizzati interventi formativi per i lavoratori sul riconoscimento precoce dei sintomi del burnout
☐ È previsto un protocollo di gestione dei casi segnalati, con privacy garantita
- Misure di prevenzione terziaria
☐ Esiste una procedura di rientro graduale al lavoro per i lavoratori che hanno manifestato sindromi da stress o burnout
☐ È previsto il coinvolgimento del medico competente e di eventuali servizi di riabilitazione
☐ È stato stabilito un piano di follow-up per monitorare il recupero e la prevenzione delle ricadute
- Documentazione e comunicazione
☐ Tutte le attività sono tracciate nel Registro delle attività di prevenzione
☐ Le azioni intraprese sono comunicate in modo trasparente a RLS, RSU o RSA
☐ Il datore di lavoro ha approvato formalmente la politica aziendale per la salute mentale e il benessere
Questa check-list è progettata per essere integrata direttamente nel DVR o nel piano annuale di prevenzione aziendale.