SINDROME DA BURNOUT E IL DANNO BIOLOGICO
La sindrome da burnout è una condizione di stress cronico legata soprattutto all’ambito lavorativo, che può avere effetti seri sul benessere psicologico e fisico di chi ne soffre. Spesso si sviluppa gradualmente, passando inosservata fino a quando i sintomi diventano debilitanti. Riconoscerla in tempo è fondamentale per intervenire e prevenire conseguenze più gravi.
Cos’è la sindrome da burnout
Il termine “burnout” significa letteralmente “bruciato” o “esaurito” e descrive una condizione di esaurimento emotivo, fisico e mentale provocata da un prolungato sovraccarico di richieste, responsabilità e pressioni.
Non si tratta di semplice stanchezza: è uno stato in cui le energie sono così compromesse che diventa difficile affrontare anche le attività quotidiane. La sindrome può colpire chiunque, ma è particolarmente diffusa in professioni ad alto carico emotivo o responsabilità, come insegnanti, operatori sanitari, manager e lavoratori nel settore dei servizi.
Tre segnali per riconoscerla
- Esaurimento emotivo e fisico
Ti senti costantemente stanco, senza energie, anche dopo il riposo. Le giornate sembrano infinite e qualsiasi compito, anche banale, appare insormontabile.
Questo sintomo può essere accompagnato da disturbi del sonno, dolori muscolari, mal di testa ricorrenti e una sensazione generale di “vuoto” interiore.
- Distacco e cinismo
Chi soffre di burnout tende a sviluppare un atteggiamento distaccato verso il proprio lavoro e le persone con cui interagisce. Può manifestarsi come apatia, irritabilità o cinismo: un meccanismo di difesa per ridurre l’impatto emotivo di un contesto percepito come troppo pesante.
Questo distacco porta spesso a un calo della motivazione e della soddisfazione professionale.
- Calo delle prestazioni e difficoltà di concentrazione
Il burnout influisce anche sulle capacità cognitive: la concentrazione diminuisce, aumenta la distrazione e le decisioni diventano più difficili da prendere. Gli errori possono moltiplicarsi, e ciò può alimentare un circolo vizioso di frustrazione e senso di inadeguatezza.
Perché è importante intervenire subito
Ignorare i sintomi della sindrome da burnout può portare a conseguenze più serie, come ansia, depressione o disturbi psicosomatici.
Affrontare il problema significa, innanzitutto, riconoscerlo. Interventi come la riduzione del carico di lavoro, pause regolari, supporto psicologico e pratiche di gestione dello stress (ad esempio meditazione, attività fisica, hobby creativi) possono fare una grande differenza.
Cause del burnout in ambito lavorativo
La sindrome da burnout non è normalmente provocata da un singolo evento isolato (come potrebbe essere, ad esempio, un incidente), ma piuttosto da un insieme di fattori e circostanze che si ripetono o si protraggono nel tempo.
In altre parole, si tratta di un processo cumulativo:
- Esempio tipico: carichi di lavoro eccessivi, scadenze pressanti, mancanza di pause, conflitti interpersonali, assenza di riconoscimento, clima aziendale tossico.
- Questi elementi, sommati e protratti nel tempo, producono un logoramento progressivo di energie fisiche, emotive e mentali.
Eccezione: in casi particolari, un evento singolo molto traumatico sul lavoro (ad esempio assistere a un grave incidente o subire un episodio di violenza) può scatenare una reazione acuta simile a un burnout, ma tecnicamente si parlerebbe più di disturbo da stress post-traumatico (PTSD) che di burnout.
Differenza con il danno biologico
Il danno biologico è un concetto giuridico-assicurativo che indica la lesione dell’integrità psico-fisica della persona, valutata in termini percentuali e riconosciuta ai fini di un risarcimento o indennizzo.
Può derivare sia da fatti singoli e improvvisi (infortuni sul lavoro) sia da processi prolungati (malattie professionali).
Differenze principali:
Aspetto | Burnout | Danno biologico |
Natura | Condizione clinica di stress cronico legata soprattutto al lavoro | Lesione all’integrità psico-fisica valutabile ai fini legali |
Causa tipica | Serie di fattori ripetuti e prolungati nel tempo | Evento unico (infortunio) o esposizione prolungata (malattia professionale) |
Riconoscimento | Può essere diagnosticata da uno psicologo o medico del lavoro, ma non sempre è riconosciuta come malattia professionale | Richiede accertamento medico-legale e tabellazione (o prova del nesso causale) |
Tutela | Interventi di prevenzione aziendale, sorveglianza sanitaria, eventuale riconoscimento INAIL se assimilata a malattia professionale | Risarcimento/indennizzo proporzionato al grado di invalidità permanente |
In sintesi:
- Il burnout è di solito frutto di una serie di circostanze stressanti che, nel tempo, compromettono salute e benessere.
- Il danno biologico è la conseguenza giuridicamente riconosciuta di una lesione alla salute, che può anche derivare da burnout, ma solo se dimostrato il nesso causale e valutata la compromissione psico-fisica in termini medico-legali.
COME VENGONO TRATTATI FISCALEMNTE I PAGAMENTI DERIVANTI DA “SINDROME DA BURNOUT” E “DANNO BIOLOGICO”
Danno emergente e lucro cessante – Significato giuridico
Danno emergente
- Cos’è: la perdita economica effettiva e immediata subita dalla vittima di un evento dannoso.
- Esempio: spese mediche, riabilitazione, costi per riparazioni, spese di viaggio per cure, ecc.
- In ambito lavorativo: possono rientrare spese sostenute dal lavoratore a causa di un infortunio sul lavoro o malattia professionale (es. acquisto di protesi, spese per terapie non coperte dal SSN).
Lucro cessante
- Cos’è: il mancato guadagno che la persona avrebbe realizzato se l’evento dannoso non fosse avvenuto.
- Esempio: perdita di retribuzioni per malattia prolungata, impossibilità di percepire premi di produzione, impossibilità di lavorare per un lungo periodo.
- In ambito lavorativo: può comprendere mensilità non percepite, mancati straordinari, riduzioni di premio, ecc.
Base normativa: Art. 1223 c.c. – il risarcimento del danno comprende sia la perdita subita (danno emergente) sia il mancato guadagno (lucro cessante), purché conseguenza immediata e diretta del fatto dannoso.
- Trattamento fiscale in rapporto di lavoro
La regola di base è quella dell’art. 6, comma 2 del TUIR:
- Indennizzi per danno emergente: non costituiscono reddito imponibile se servono a rimborsare un costo effettivamente sostenuto (perdita patrimoniale).
Esempio: se il datore rimborsa le spese mediche a seguito di infortunio, tali somme non sono tassate. - Indennizzi per lucro cessante: sono imponibili perché sostituiscono redditi che il lavoratore avrebbe percepito (retribuzione, premi, provvigioni).
Esempio: se il datore paga un’indennità per mancati guadagni, questa è tassata come reddito da lavoro dipendente, con IRPEF e addizionali.
In pratica:
- Danno emergente → Esente IRPEF (se dimostrato come rimborso spese reali).
- Lucro cessante → Tassato come reddito da lavoro.
- Trattamento previdenziale (INPS)
- Danno emergente: di norma non soggetto a contribuzione previdenziale, proprio perché non rappresenta una retribuzione ma un rimborso spese.
- Lucro cessante: soggetto a contributi INPS (e ad eventuali contributi per fondi integrativi), perché equiparato a retribuzione sostitutiva.
Riferimento: Art. 12, L. 153/1969 e circolari INPS sul concetto di imponibile contributivo – ciò che sostituisce la retribuzione è imponibile sia fiscalmente che previdenzialmente.
Esempio pratico
Supponiamo che un lavoratore subisca un infortunio sul lavoro e riceva dal datore:
- Rimborso spese mediche documentate: 1.000 € → Esente IRPEF e esente contributi.
- Indennità per mancati guadagni (es. premi non percepiti): 2.000 € → Tassata IRPEF e soggetta a contributi INPS.