Cos’è il patto di non concorrenza
È un accordo scritto tra datore di lavoro e dipendente che impedisce a quest’ultimo di lavorare per concorrenti o avviare attività simili, dopo la fine del rapporto di lavoro. Serve a tutelare l’azienda da rischi legati alla concorrenza.
Requisiti per essere valido (art. 2125 c.c.)
- Forma scritta
- Corrispettivo economico
- Limiti specifici (tempo, oggetto e luogo)
Corrispettivo economico quanto e come dev’essere
- Obbligatorio: Il lavoratore deve ricevere un compenso.
- Congruo: Deve essere proporzionato al “sacrificio” richiesto.
- Determinato o determinabile: Deve essere calcolabile in modo oggettivo.
Modalità di determinazione limiti specifici
- Cifra fissa (es. 30.000 € totali)
- Rate mensili/annuali
- Percentuale della R.A.L. (es. 15% della Retribuzione Annua Lorda)
NB: Se è troppo basso o vago → il patto è nullo.
Quando si può pagare il corrispettivo
- Durante il rapporto di lavoro
- Dopo la fine del rapporto ma definito nel corso dello stesso
- Dopo la cessazione, ma con patto firmato in un secondo momento
Effetti sulla busta paga e tassazione
Situazione | TFR | Contributi INPS | Tipo reddito | Tassazione |
Durante il rapporto (mensile) | Sì | Sì | Reddito da lavoro dipendente | Ordinaria |
Dopo la cessazione ma definito durante il rapporto | No | Sì | Reddito da lavoro dipendente | Separata |
Patto firmato dopo la cessazione | No | No | Redditi diversi (art. 67 TUIR) | Ritenuta d’acconto 20% |
Conclusioni
- Il patto di non concorrenza è uno strumento utile ma va redatto con attenzione.
- Il compenso deve essere chiaro, congruo e definito.
- La tempistica del pagamento influisce su TFR, tasse e contributi.