Cos’è il patto di non concorrenza
È un accordo scritto tra datore di lavoro e dipendente che impedisce a quest’ultimo di lavorare per concorrenti o avviare attività simili, dopo la fine del rapporto di lavoro. Serve a tutelare l’azienda da rischi legati alla concorrenza.

Requisiti per essere valido (art. 2125 c.c.)

  1. Forma scritta
  2. Corrispettivo economico
  3. Limiti specifici (tempo, oggetto e luogo)

Corrispettivo economico quanto e come dev’essere

  • Obbligatorio: Il lavoratore deve ricevere un compenso.
  • Congruo: Deve essere proporzionato al “sacrificio” richiesto.
  • Determinato o determinabile: Deve essere calcolabile in modo oggettivo.

 Modalità di determinazione limiti specifici

  • Cifra fissa (es. 30.000 € totali)
  • Rate mensili/annuali
  • Percentuale della R.A.L. (es. 15% della Retribuzione Annua Lorda)

NB: Se è troppo basso o vago → il patto è nullo.

Quando si può pagare il corrispettivo

  1. Durante il rapporto di lavoro
  2. Dopo la fine del rapporto ma definito nel corso dello stesso
  3. Dopo la cessazione, ma con patto firmato in un secondo momento

Effetti sulla busta paga e tassazione

Situazione TFR Contributi INPS Tipo reddito Tassazione
Durante il rapporto (mensile) Reddito da lavoro dipendente Ordinaria
Dopo la cessazione ma definito durante il rapporto No Reddito da lavoro dipendente Separata
Patto firmato dopo la cessazione No No Redditi diversi (art. 67 TUIR) Ritenuta d’acconto 20%

Conclusioni

  • Il patto di non concorrenza è uno strumento utile ma va redatto con attenzione.
  • Il compenso deve essere chiaro, congruo e definito.
  • La tempistica del pagamento influisce su TFR, tasse e contributi.