Con l’aumento degli attacchi informatici a livello globale, anche le aziende private — dalle PMI alle grandi realtà industriali — sono diventate bersagli privilegiati del cybercrime. Secondo i dati raccolti negli ultimi anni, una parte rilevante delle violazioni informatiche deriva da errori umani: comportamenti imprudenti, disattenzioni o scarsa consapevolezza digitale.
Per aiutare le imprese a proteggersi, l’Agenzia per la Cyber sicurezza Nazionale (ACN) ha diffuso un vademecum con 12 buone pratiche di “cyber igiene”. Anche se pensato per la Pubblica Amministrazione, questo elenco rappresenta un’ottima base per costruire politiche di sicurezza anche nel settore privato.
Perché serve formare i dipendenti sulla sicurezza digitale
I cybercriminali puntano su un fattore semplice: le persone sono l’anello debole della sicurezza informatica. Una password condivisa, una chiavetta inserita nel PC aziendale o una semplice mail truffaldina possono aprire la strada a:
- furto di dati aziendali o di clienti,
- interruzioni operative (es. blocco dei sistemi),
- richieste di riscatto in caso di ransomware,
- danni reputazionali e legali.
Anche azioni apparentemente innocue (come collegarsi a un Wi-Fi pubblico o chattare con un’AI) possono generare falle gravi nei sistemi aziendali.
Le 12 regole fondamentali di cyber igiene per le imprese
Ecco le buone pratiche consigliate dall’ACN, che ogni impresa dovrebbe includere nei propri protocolli interni:
- Attivare l’autenticazione a due fattori (2FA)
Mai affidarsi solo alla password. Aggiungere un secondo livello di sicurezza, come un codice temporaneo via app o SMS. - Gestire le password in modo sicuro
- Non condividere mai le credenziali.
- Usare password robuste (con lettere, numeri e simboli).
- Non riutilizzare le stesse password tra account personali e aziendali.
- Bloccare l’accesso al PC quando ci si allontana
Un’utenza lasciata aperta è una porta spalancata ai rischi. - Aggiornare regolarmente software e sistemi operativi
Gli aggiornamenti correggono vulnerabilità note: rimandare può esporre l’azienda a rischi evitabili. - Evitare l’installazione di software non autorizzato
Anche un programma apparentemente innocuo può contenere malware. Usare solo strumenti approvati dal reparto IT. - Usare solo dispositivi hardware autorizzati
Chiavette, hard disk esterni o smartphone personali non devono essere collegati ai sistemi aziendali senza autorizzazione. - Verificare sempre il mittente delle email
Se una mail sembra sospetta, meglio non aprirla e segnalarla all’IT. Gli attacchi phishing sono sempre più sofisticati. - Evitare di usare l’email aziendale per servizi esterni non approvati
Iscriversi a newsletter, forum o siti commerciali con la mail del lavoro espone l’azienda a spam e rischi mirati. - Segnalare tempestivamente la perdita di dispositivi aziendali
Anche una semplice USB smarrita può diventare una falla grave se non si interviene subito. - Evitare le reti Wi-Fi pubbliche non protette
In viaggio o in smart working, usare sempre una VPN aziendale. Mai lavorare su reti aperte senza protezione. - Riconoscere e segnalare comportamenti anomali del sistema
Un rallentamento insolito o un accesso sospetto può essere il primo segnale di un attacco in corso. - Non condividere informazioni aziendali con chatbot AI non autorizzate
Gli strumenti di intelligenza artificiale non sono ambienti sicuri se non esplicitamente gestiti dall’azienda. Evitare di inserire dati sensibili o strategici.
La cultura della sicurezza parte dalle persone
Investire in software di protezione non basta: serve formare i dipendenti, definire policy chiare e creare una cultura della responsabilità digitale. Ogni clic consapevole è una barriera in più contro gli attacchi informatici.